STATUTO 13, Milano

TRA SOGNO E CAOS, mostra personale di Marcello Maugeri.
A cura di Massimiliano Bisazza.


I temi trattati nell'incipit sopracitato ci permettono di comprendere che Baudelaire in un certo modo era tormentato da sentimenti contrapposti nello stesso momento, quindi sicuramente ricorda il caos; caos descritto con una perfezione stilistica musicale, matematica, che diventò ossessiva per lui, tanto da non accontentarsi mai e arrivare a definirla "sfuggente". Quest'aspetto della perfezione richiama senz'altro l'ordine e il sogno. Anche Marcello Maugeri riflette intensamente sul mondo che è in fase di continua, perpetua mutazione. Il suo vuole essere un approccio sentimentale ed emozionale, dove grazie all'azione concettuale ci dona - come lui stesso ama spiegarci - "un fermo immagine nel processo della creazione, attinente alla vita, straordinariamente affine a quello dei social media". I materiali sono di uso comune, "ready made" e sono decontestualizzati proprio con l'accezione dadaista che ri-pone l'oggetto stesso in un habitat connotato diversamente, affinando nuovi significati e significanti grazie all'espressione artistica. Noto in alcune sue opere d'arte una sorta d'influenza conscia o inconscia ispirata dalle opere dell'artista svizzero Jean Tinguely (si pensi a: "L'ecrobale" del 1990 custodita al MAMAC di Nizza, per esempio) ascrivibili al Nouveau Réalisme di Paul Restany. La sua è una vera intenzione di rottura delle consuetudini (cioè il "CAOS") e di riformulazione dei modelli archetipici ai quali siamo abituati dall'attuale società globalizzata. Maugeri non resta immobile grazie al solo intervento meditativo, bensì con un'azione intensa, portatrice di un possibile cambiamento e di un utile inizio plausibile (cioè il "SOGNO"). Allora è lì che possiamo incontrarlo, in quel lasso spazio-temporale che permette alla nostra e alla sua mente di fondersi con il dato oggettivo, con la realtà delle cose e con la possibilità a nostra disposizione di mutare ciò che è in divenire. È in quest'atmosfera surreale e a tratti onirica che percepisco le installazioni dotate di cinghie nere come la metafora della vita che spesso ci obbliga all'accettazione di quanto ci è forzatamente imposto dalle cause di forza maggiore, dagli accadimenti, dalle circostanze della quotidianità. Possiamo decidere, possiamo scegliere e attivare un mero cambiamento nutrito dalla singola rivoluzione umana che si può attivare solo decretando profondamente e in totale autonomia il libero arbitrio.

Massimiliano Bisazza