GALLERIA DIE MAUER, Prato

INVERSIONE DI MARCIA, di Marcello Maugeri.
A cura di Gianluca Marziani.


Marcello Maugeri prosegue la sua complessa indagine sui codici iconografici, sul modo in cui linguaggi e tematiche creano costanti cortocircuiti, sia interni (contenuti, teoria, concetti) che esteriori (forma, costruzione, citazioni). La nuova personale, elaborata in modo esclusivo per Die Maurer, indaga i possibili cortocircuiti dell'arte informale, partendo dalle radici necessarie di Alberto Burri e Antoni Tapies, i due giganti che hanno trasformato le materie povere nel barometro della nobiltà espressiva. I quadri di Maugeri si alimentano di elementi riciclati (legno da imballaggi, lamiere, frammenti urbani, plastiche) e stabiliscono processi di consunzione calibrata, come se il risultato si appropriasse della citazione per andare oltre, verso i codici semantici del presente, verso gli "arredi" metropolitani, verso le molteplici nature del nostro tempo. Alcuni quadri appartengono al ciclo degli SPAZIRICICLATI (ruggini, legni)... qui la materia rivela la sua essenza atemporale e il suo metabolismo interno, connettendo la casualità chimica del consumarsi ai codici "organici" della comunicazione, dei linguaggi contaminati, dei meccanismi urbani e digitali. Altri quadri appartengono al ciclo NIENTEDADICHIARARE (plastiche riciclate)... qui la materia diventa colore e costruisce immagini pure, elementari, sorta di attivatori sensoriali che agiscono sulla percezione ottica. Una sfida all'ordine storico che, partendo dai Cellotex di Burri, regola l'opera nel clima iconico del presente.
Inversione di Marcia indica il cambio di direzione su una stessa strada: dove la corsia di destra rivela il passo lento del passato, quella centrale il presente di scorrimento, la sinistra le accelerazioni del futuro. Inversione perchè Maugeri connette le tre corsie con fluida continuità, cambiando marcia ma considerando centrali le adiacenze della memoria. È la coerenza del flusso a guidare. L'artista si rifugia nel motore storico per pulire l'opera dalle scorie senza genius loci, dalla confusione mondana che separa progetto e risultato. Le sue strutture recuperano le radici e ritrovano spazi di riflessione, geografie intime in cui si riporta il processo estetico al centro del dilemma concettuale.