PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE, Spoleto

MILLENOVECENTOSESSANTASEI, di Marcello Maugeri.
A cura di Gianluca Marziani.


Marcello Maugeri presenta un corpus operativo che riepiloga i cicli finora prodotti. Un percorso volutamente diversificato per stili e formule, in bilico tra la coscienza virtuale del materiale solido (vecchi legni, buste in plastica, ferri...) e la coscienza reale del materiale elettronico (i video e gli still fotografici). Una sorta di onnivora cleptomania mentale unisce le opere dei cicli, seguendo le tracce della nostra civiltà, i suoi segni e disegni, le incidenze e gli incidenti, gli scarti e le molteplici parti, il consumo e la consumazione... Cleptomania mentale come modalità per acquisire ed elaborare conoscenze, immagine come esperienza immediata di significati profondi e complessi, rappresentazione diretta, concetto sintetico, pratica dell'immaginario. Dice l'artista: "Accettare le diverse interpretazioni, suggerire emozioni senza offrire una soluzione finale, considerare tutte le possibilità ma leggerne consapevolmente una sola per volta, con una comprensione che è sempre dinamica, incompleta, di superficie. Ingaggiare la mente dell'osservatore in una sfida costante. Assumersi la responsabilità di creare un'opposizione rispetto ad un determinato fine senza necessariamente doverla condividere. Annullare i confini dello spazio e del tempo...". L'opera diventa il momento, l'attimo in cui lo sguardo dell'osservatore la fa vivere e la completa, esperienza estetica ed emotiva in cui ci si perde per ritrovarsi. CIRCUS sarà il corpus centrale della mostra. La sua base elaborativa è una vertiginosa cleptomania visuale, una sorta di movimento circolare attorno alla fonte che fa fluire immagini su immagini, un continuum da cui l'artista pesca secondo regole proprie. La conseguente narrazione nasce da un montaggio di libere associazioni che usa la dimensione del copyleft e l'apertura semantica dei codici estetici....
...Ogni frammento determina un atto morale e delinea la personalità di Maugeri, la sua visuale sul mondo, il suo sistema di riferimenti. Il postmoderno elettronico, insomma, si plasma sullo specifico soggettivo e, a differenza del passato, non ragiona per consuetudini collettive. Si customizza sul singolo creatore che ne giustifica il senso e lo diffonde come un archetipo. Fine dei dogmi granitici, fine delle ideologie a lunga gettata; è il presente che va velocissimo e gestisce la propria velocità, la razionalizza e sistema, dando peso a quei contenuti che vivono di ossigeno elettronico.
Gianluca Marziani
curatore