GALLERIA UGO FERRANTI, Roma

CIRCUS, esperienza nomadica multimediale, di Marcello Maugeri.
A cura di Gianluca Marziani.

OBJECT
L'artista vuole rappresentare attraverso una raccolta temporanea e condivisa di materiali scaricati dal web (immagini e informazioni di cronaca, fotogrammi o intere sequenze, suoni, opere fotografiche e pubblicazioni) il parallelismo tra il tradizionale evento circense e la società in cui viviamo, enfatizzando gli interpreti e creando un pretesto destinato a produrre una relazione. L'artista si muove nella rete come un "creatore di percorsi", attivando collegamenti tra diversi saperi. Le situazioni da costruire sono opere vissute, effimere ed immateriali, un'arte della fuga del tempo che resiste ad ogni limite prefissato. Utilizzare le forme culturali esistenti per stimolare, senza giudicare, interpretazioni e porsi nuove domande. Il CIRCO, quindi, non solo come lo spettacolo itinerante per eccellenza, punto terminale del processo creativo da contemplare, ma sito di navigazione, momento in una catena infinita di contributi, atto rivelatorio, percorso di configurazione antica e contemporanea al tempo stesso, che produce nuovi possibili scenari espressivi.

SUGGESTIONS
Il video è un tentativo di rappresentare il mondo contemporaneo nella sua complessità, instabilità e ambiguità, caratteristiche specifiche di ciò che ci sta intorno ed elementi radicati nel nostro essere, enfatizzati dalle vicissitudini del cambiamento. La percezione di stimoli che passano e si modificano velocemente gioca un ruolo fondamentale nella rappresentazione visiva, come prodotto delle emozioni e al tempo stesso del tentativo di soddisfarle, nel suo essere sempre in bilico tra riflessione e azione, idea e gesto, stimolo e brivido, e nel continuo tentativo di stabilire un reale contatto con l'esterno. Cleptomania mentale come modalità per acquisire ed elaborare conoscenze, immagine come esperienza immediata di significati profondi e complessi, rappresentazione diretta, concetto sintetico, pratica dell'immaginario. Accettare le diverse possibili interpretazioni, suggerire emozioni senza offrire una soluzione finale, considerare tutte le possibilità ma leggerne consapevolmente una sola per volta, con una possibilità di comprensione che è sempre dinamica, incompleta, di superficie. Ingaggiare la mente dell'osservatore in una sfida costante. Assumersi la responsabilità di creare un'opposizione rispetto ad un determinato fine senza necessariamente doverla condividere. Annullare i confini dello spazio e del tempo. L'opera diventa il momento, l'attimo in cui lo sguardo dell'osservatore la fa vivere e la completa. Esperienza estetica ed emotiva in cui ci si perde per ritrovarsi.
Marcello Maugeri

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INTRODUCTION
Cleptomanie mediali dentro la circolarità del mondo... un'attitudine che appartiene alla coscienza dell'evo digitale, un modus operandi in cui l'azione metabolica (catturare frame come un metodico pescatore elettronico) riguarda la gigantesca massa d'immagini finora prodotta dagli umani. Ma capiamo meglio con un veloce rewind dei fatti. Per prima cosa va sottolineato l'accavallarsi storico di idee e opere, un perimetro di memoria che ci costringe ad un notevole sforzo prima interpretativo e poi selettivo. La bravura sta nella sintesi e nella sottrazione, non dimenticando mai l'impossibilità del nuovo negli spazi del presente. E qui viene la seconda questione, ovvero, la chiarezza nel valutare questa gigantesca memoria come serbatoio elaborativo, uno spazio combinatorio che offre energie rinnovabili ad elementi esistenti. Il postmoderno artistico, lo sappiamo, ha stabilito le regole fin dagli anni Settanta, da quando i neoespressionismi (caldi secondo gli usi della pittura, freddi secondo i modelli espressivi del postdadaismo) hanno definito il perimetro della citazione e del riuso sistematico. Tutto bene fin qui, ma una cosa non era stata pienamente valutata: che la cultura digitale avrebbe reimpostato i modelli elaborativi e di fruizione, dando al postmoderno una natura artificiale, come se il riuso creasse una "second life" simile alla prima (la vita in carne ed ossa) e al contempo autonoma, uno specchio di ciò che oggi chiamiamo cultura open source. Sta qui il punto nodale e riguarda la crescita recente di un postmoderno elettronico, connesso alla Storia ma svincolato da modelli ideologici, libero nelle selezioni, in grado di creare vite parallele ad una velocità sempre più accelerativa. Ed ecco nascere un terzo punto, altrettanto fondamentale per capire il percorso di Marcello Maugeri: che la velocità dei formati elaborativi richiede, di contro, una speciale abilità selettiva dentro il marasma mediatico. Ci vuole un attimo a perdersi nella blogosfera, cadere nelle trappole dell'apparenza, non scendere sotto la superficie estetica. L'abilità selettiva, al contrario, implica indagine e analisi, coraggio e veggenza, qualità concettuale e ragione etica. La "cleptomania mediale" è il segno che l'impossibilità del nuovo partorisce un "sistema altro" che non agisce secondo le logiche vecchio/nuovo ma secondo dicotomie open source (chiuso/aperto, teso/morbido, basso/alto, sottile/spesso...). Lo spostamento è minimo eppure enorme: la costruzione narrativa passa ormai per la faglia elettronica del Pianeta, per una zona sismica instabile e perennemente temporanea. Una sezione del presente dove la viralità, il moto random e la connessione disegnano la superficie effettiva dell'evo digitale. La premessa era necessaria per affrontare il CIRCUS di Marcello Maugeri. Perchè la sua base elaborativa è una vertiginosa cleptomania visuale, una sorta di movimento circolare attorno alla fonte che fa fluire immagini su immagini, un continuum da cui l'artista pesca secondo regole proprie. La conseguente narrazione nasce da un montaggio di libere associazioni, che usa la dimensione del copyleft e l'apertura semantica dei codici estetici. Non ci sono novità linguistiche in tal senso, l'operazione ricalca l'approccio liquido di Zygmunt Bauman e quello contaminato di Jean Baudrillard; la peculiarità riguarda la scelta delle singole immagini e il modo in cui vengono gestite nei passaggi progettuali. Ogni frammento determina un atto morale e delinea la personalità di Maugeri, la sua visuale sul mondo, il suo sistema di riferimenti. Il postmoderno elettronico, insomma, si plasma sullo specifico soggettivo e, a differenza del passato, non ragiona per consuetudini collettive. Si customizza sul singolo creatore che ne giustifica il senso e lo diffonde come un archetipo. Fine dei dogmi granitici, fine delle ideologie a lunga gettata; è il presente che va velocissimo e gestisce la propria velocità, la razionalizza e sistema, dando peso a quei contenuti che vivono di ossigeno elettronico.
Temporaneità. Mi sembra la connotazione più forte del progetto in questione, una sorta di specchio prismatico della società che Maugeri metabolizza ad uso e consumo digitale. Ogni immagine proviene dal web, luogo per eccellenza di flussi instabili e mai definitivi. Da qui la coscienza temporanea del processo selettivo, la vibrazione iconica che governa i frame e ne chiarisce la natura a scadenza breve. Le immagini scorrono e dentro il flusso si stabiliscono le coordinate del progetto. Tutto è rapido ma anche immobile, dipende da noi aumentare o diminuire la velocità, lasciar scivolare via o pescare con gesti metodici. La selezione, per capirci meglio, risponde alla natura umana, al suo istinto di conservazione. Si sceglie per salvare dal mucchio, per offrire nuova vita a ciò che potrebbe dileguarsi. Ma ecco Il bug batterico, ovvero, l'incapacità umana di conservare in forma virtuale, lontano da quel feticismo solido (il collezionismo, le gallerie e i musei, i cataloghi cartacei, tutte forme di feticismo per niente liquido) che anela alla stabilità delle abitudini profonde. Si spiega così la stampa di singole immagini in forma di quadro, un processo dentro il processo, uno stop temporaneo nel fiume mercuriale del web. Inutile negarlo, sta qui il limite umano, la conferma della nostra imperfezione terrena. E il quadro somatizza tale condizione, stabilendo il limite del presente ma anche la sua imbarazzante complessità. L'artista si sacrifica al ruolo di demiurgo che enfatizza il limite, mostrando l'estasi dell'imperfezione e la potenza delle future rivoluzioni. Non sbaglia, quindi, l'artista che stampa immagini virtuali, sarà così finché la società non si plasmerà collettivamente sul feticismo liquido. Quando le logiche di pensiero saranno più avanti rispetto allo stato attuale, l'artista stesso ci dirà le nuove avvertenze e modalità d'uso creativo.
Navigazione. È la navigazione nel web il vero processo elaborativo, una (seconda) vita parallela che prende benzina dalla vita reale. Il montaggio sequenziale di Maugeri, conseguenza logica del tempo tecnologico, non si adatta al campo/controcampo del Novecento, ma cerca una struttura di pensiero che sia lo specchio del cosmo digitale. Il relativismo elettronico, superato il dilemma causa/effetto, non permette modelli unici e lancia una miriade di modelli, alternativi l'uno all'altro, pezzi di una gigantesca visione che è l'unica deità possibile nel mondo contemporaneo. Il limite della conservazione rimane l'ultima barriera davanti allo tsunami antropologico dei prossimi decenni, quando la tecnologia sostituirà molte religioni e darà spazio archeologico a molti feticci finora necessari. Download/Upload. Il motore creativo risiede nella raccolta temporanea e condivisa di materiali scaricati dal web (immagini e informazioni di cronaca, fotogrammi o intere sequenze, suoni, opere fotografiche e pubblicazioni). La selezione crea nuovi percorsi (in tal senso possiamo evocare una novità) che non rispondono ad una logica condivisa. Le arterie digitali, al contrario, generano narrazioni indipendenti, in modo tale che solo il singolo artista potrà giustificare (come fa il regista con un film o uno scrittore con un romanzo) il significato e la direzione del singolo progetto. Cresce il libero arbitrio della creazione, e questo mi sembra un fattore utile per la salvaguardia del copyleft. Crescono, al contempo, la pluralità della proposta e i sistemi di elaborazione del materiale creativo.
Fruitore. Quanto finora detto cambia completamente la logica della fruizione. Scomparirà pian piano lo spettatore passivo, mentre crescerà un fruitore selettivo in cerca di contenuti "su misura". Accade nelle arti visive ciò che sta avvenendo nella cultura wiki (Wikipedia, Wikileaks...): il contenuto nasce da una composizione di contenuti esistenti, di conseguenza si avvicinano il creatore e il fruitore, diventano parte di un flusso unitario che determina le vicinanze e le eventuali distanze.
Il sapere occuperà meno spazio sul suolo.
L'informazione supererà qualsiasi barriera governativa.
L'arte visiva sarà sempre più necessaria.

CIRCUS è un progetto complesso che rispecchia il mondo contemporaneo. Ne racconta il buio oltre la luce, la linea d'ombra, il confine instabile, le derive liquide e gassose, le trasgressioni e le depravazioni, la perdita e la dissoluzione, la paura e il brivido, il frammento vivo, la confusione e la dissacrazione, le bellezze mutanti, l'informe e l'informazione, la nettezza e il graduale, i perimetri e le superfici, il surreale necessario, la luce oltre il buio...
CIRCUS siamo noi...
Gianluca Marziani